"Uscire di testa"... e violenza fisica
Ci
dà fastidio chiederci perché qualcuno dà fuori di
testa
POSTED BY: CORRADO MARELLI (30 APRILE 2018)
Sintesi
della notizia (da
l'altra stampa)
I
fatti.
La sera di giovedì 26 aprile in via Zara si è consumato un dramma
della follia.
Michele
Livolsi,
44 anni (secondo il Cittadino) o 47 (secondo il Giorno), padre di tre
figli/e e titolare dell'impresa di pulizie "Pulitecno 2", è
uscito di casa, una bella villetta di due piani dove abitava da una
decina d'anni e dove ultimamente viveva con due cani lupo, solo
(Cristina
Marzorati scrive
su il Cittadino: "La
moglie si sarebbe allontanata insieme ai figli dopo l'ennesima
discussione. Certo è che al momento della sfuriata in casa insieme a
lui non c'era nessuno"),
urlando, nudo con le ciabatte ai piedi, armato di una spranga e
catene (da neve).
Per quasi mezz'ora ha sfogato la sua ira su
(cinque) auto parcheggiate alle quali ha infranto i finestrini.
In
pieno stato confusionale, ha poi proseguito nella sua follia
distruggendo il citofono del civico 10 e aprendo a colpi di
sprangante il cancelletto d'ingresso.
Ha distrutto sempre a
colpi di spranga tutti i citofoni e i lampioni della palazzina. A
quel punto dei residenti sono scesi. Hanno cercato di calmarlo e lui
ha aggredito i malcapitati: C.I., 47 anni, carabiniere di Paderno
Dugnano (21 gg. di prognosi per un trauma a un dito); S.F., 60 anni,
dimesso in codice verde con 10 giorni di prognosi per un trauma
all'alluce sinistro; M.G., 72 anni, (10 giorni per contusioni ed
escoriazioni alla schiena). "Me
lo sono trovato di fronte nudo, agitatissimo. Era completamente fuori
di sé. Ripeteva semplicemente: «Non conosco più nessuno. Io non
sono più nessuno»".
Chi parla è uno dei condomini al civico 10 di via Zara, che
preferisce non dare il proprio nominativo. Tutti lungo la strada
hanno paura di quello che potrebbe fare il quarantaquattrenne, in
passato già protagonista di atteggiamenti violenti.
«Saranno
state le 19.00; già sentivo che gridava -
prosegue il residente - Livolsi
era nella sua villa, non si capiva bene cosa dicesse, ma era
evidentemente in stato alterato». «Mi sono affacciato alla finestra
e l'ho visto completamente nudo nel parcheggio che spaccava i vetri
delle auto. Ho telefonato ai carabinieri, ma stavano già
arrivando».
Nel
tentativo di sfuggire ai carabinieri, è precipitato da un'altezza
(secondo Cristina
Marzorati sul
Cittadino) di quattro metri o ha fatto un volo da circa 7 metri di
altezza (secondo Alessandro
Crisafulli su
Il Giorno). E' ricoverato in Rianimazione, al San Gerardo di Monza
in prognosi riservata, ma non sarebbe in pericolo di vita. Piantonato
dai carabinieri, in arresto. Una delle ipotesi al vaglio, ancora
priva di conferme, è che potesse essere sotto effetto di
droghe.
Deve rispondere di danneggiamenti aggravati, lesioni
personali e resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Alessandro
Crisafulli (Il
Giorno, sabato 28 aprile 2018, pag. 5 cronache)
Cristina
Marzorati (il
Cittadino, sabato 28 aprile pagg. 2 e 3)
Una
donna, ancora sotto shock, racconta: «È
entrato dal cancello come una furia, dopo che l'aveva preso a
sprangate. Un vicino di 70 anni se l'è trovato di fronte e lui ha
iniziato a picchiarlo con rabbia. L'ha persino trascinato a terra
per alcuni metri. Poi se l'è presa coi paletti della luce e ha
ferito un altro condomino. Mio marito è sceso in cortile insieme ad
altri tre uomini. Hanno cercato di distrarlo, poi sono arrivati i
carabinieri».
Hanno
usato anche uno spray per immobilizzarlo e alla fine l'hanno
fermato sul giardino sopra i box tra due palazzi. Livolsi però era
una furia, è riuscito a liberarsi ed è precipitato nel
vuoto. «Evidentemente
non pensava che sotto ci fosse il corsello dei box» conclude
la donna.
Livolsi è conosciuto come una persona dal carattere
difficile e incline alla discussione.
In passato avrebbe avuto da
ridire con gli abitanti della zona, per le automobili posteggiate
sotto le sue finestre o semplicemente per i bidoni dell'immondizia
spostati in un luogo differente da dove li aveva esposti.
In città
lo conoscono per essere titolare dell'impresa di pulizie "Pulitecno
2". A quanto pare negli ultimi periodi l'attività stava
attraversando un momento di crisi. Forse questo elemento insieme alla
difficile situazione in famiglia, potrebbe aver contribuito ad
accelerare lo stato di squilibrio di Livolsi e giovedì 26 aprile la
situazione è precipitata. Già in passato c'erano state delle
avvisaglie. Un vicino aveva avuto con lui un'accesa discussione,
che era anche degenerata in uno scontro fisico.
Cristina
Marzorati (il
Cittadino, sabato 28 aprile pag. 3)
Il
sindaco Luca
Santambrogio informato,
la sera del fatto sembrava una persona disorientata e
incredula. «Sono
sgomento di fronte a quello che è successo. Meda è una città
tranquilla e non è facile trovare delle parole adatte».
Livolsi non era seguito dal Comune. «Il
Comune può intervenire solo se c'è una segnalazione da parte dei
carabinieri, di un familiare o di un servizio specialistico, che
comunicano una situazione di disagio e pericolo. Nel suo caso, queste
segnalazioni non ci sono mai state -
spiega Santambrogio - C'erano
stati degli episodi un po' accesi, che però non erano mai
degenerati. Si è trattato di un caso di una persona fragile, che
davanti a una serie di problemi, ha avuto una reazione
drammatica».
Meda
ha commentato con indifferenza e persino sarcasmo o ha parlato di
"assuefazione" per un simile episodio. Ma un fatto del genere non
può lasciare del tutto indifferenti. «Oggi
il mio umore è di incredulità e paura -
racconta ancora sotto choc una residente - Quasi
tutti del nostro condominio siamo molto spaventati e delusi del fatto
che tante persone sapevano e non hanno fatto nulla, se non
commentare, poi, con stupide frasi sui social».
In centro, invece, nessuno sembra essersi scomposto
eccessivamente.
«Quello
che è accaduto è un fatto grave, su cui bisognerebbe riflettere. -
commenta un cittadino - Alcuni,
invece, hanno reagito come se non fossero stati capaci di valutare la
gravità di quello che è successo»
Ivan
Bavuso (il
Cittadino, sabato 28 aprile pag. 3)
La
nostra opinione
Compassione
e tristezza. Indifferenza e paura. I sentimenti suscitati da un
simile evento sono molto diversi e tutti, in qualche modo,
comprensibili e giustificati. Non deve essere bello trovarsi di
fronte qualcuno che vive un momento "di
ordinaria follia",
come lo definisce Cristina
Marzoati.
Ma la follia non è "ordinaria". Non mi risulta che qualche
persona nasca con il cromosoma della follia, né che ci sia un simile
virus. Folli si diventa. Perchè? Per una peronalità fragile? Per la
crisi del lavoro? Per la crisi della famiglia? Per la somma delle due
che influiscono l'una sull'altra? Perchè cisi sente vittime?
E'
certo che Michele
Livolsi era "in
pieno stato confusionale" ("Era
completamente fuori di sé"),
quindi inconsapevole o incosciente (irresponsabile?) di ciò che
faceva, anche se "deve
rispondere di danneggiamenti aggravati, lesioni personali e
resistenza e violenza a pubblico ufficiale".
"Una
delle ipotesi al vaglio è che potesse essere sotto effetto di
droghe".
Si pensa subito alla droga (anche se l'ipotesi è "ancora
priva di conferme",
"ancora": come se prima o poi le conferme arriveranno), come si
pensa subito al terrorismo; ma in un caso e nell'altro siamo di
fronte a un comportamento di rifiuto della condizione di vita
normale. Una ribellione. Perchè?
Perchè la nostra società non è
così bella per tutti, non va così bene per tutti. C'è qualcosa
che non funziona. (E quanta droga!). La soluzione per alcuni è la
repressione. Un altra soluzione potrebbe essere quella di cercare più
felicità per tutti (la repressione non ha mai reso più felice
nessuno).
Oltre alla propria dignità, Livolsi "ripeteva
semplicemente: «Non conosco più nessuno. Io non sono più
nessuno»".
Aveva perso la propria identità, la rappresentazione che ciascuno ha
di se stesso. Non può che fare compassione e tristezza. E paura.
Perchè si manifestava violento (quindi pericoloso). Perchè la
stessa cosa potrebbe capitare a chiunque? Ecco perchè per molti è
meglio mostrare indifferenza e non pensarci.
Corrado
Marelli
Intervento:
ASSOCIACAO SOLIDARIA- ASO (3 MAGGIO 2018 AT 15:57) - Affiliato PdP
VIOLENZA
FISICA: PSICOLOGI E PSICHIATRI SNOBBANO LE VERE CAUSE
In
questa Società fa da padrona l'infelicità creata /propagandata /
distribuita dalla Politica e dalla Burocrazia Istituzionale Pubblica,
nazionale e locale. La violenza sta arrivando a statistiche fuori
norma, in quanto stanno gonfiando le file di questa attitudine
animalesca anche persone cosiddette perbene, appunto perché
danno"fuori di testa". La Medicina del settore, costituita da
Psicologi e Psichiatri, se ne guarda bene dal lanciare appelli o fare
relazioni in merito, anche perché molti di loro appartengono alla
cosiddetta Medicina militante.
Guerrasio,
Operatore internaz.le Difesa Direitos sociais-BR/ITA