"Migranti" e abusivismo
da Tiscali:
[L'analisi] La guerriglia indegna per cacciare i rifugiati dal centro di Roma. Lo Stato chieda scusa
Il prefetto e il questore hanno valutato i rischi che la situazione del muro contro muro avrebbe determinato? Non sarebbe stato meglio prendere altro tempo e convincere gli occupanti che accettare gli alloggi alternativi sarebbe stato conveniente?
di Guido Ruotolo
Scene da dimenticare. Nel pieno centro della capitale. Famiglie "nere". Rifugiati eritrei presi a manganellate, bersagli di idranti. Poliziotti umani che accarezzano una donna sfrattata. E bestie in divisa che incitano alla violenza: «Devono sparire peggio per loro, se tirano qualcosa spaccategli un braccio". Dall'altra parte bombole del gas, pietre, bottiglie, spray al peperoncino. Se l'umanità di un Paese si misura su quelle scene viste sui social, riprese in televisione, siamo messi male.
Colpisce il silenzio in queste ore del governo, della politica, del ministro dell'Interno. Quando la soluzione di una «vertenza» è affidata alla magistratura e alle forze di polizia, la politica ha perso in partenza. E in questo caso, la sconfitta è cocente perché i protagonisti di questa storia sono rifugiati, nei confronti dei quali solo la politica è capace di valutare le attenuanti e trovare soluzioni.
L'edificio di via Curtatone, piazza Indipendenza, Stazione Termini, centro di Roma. Occupato da quattro anni. Terra di nessuno. Territorio di rifugiati eritrei. Quando la situazione va avanti con il classico "fai domani quello che potresti fare oggi" si arriva a un certo punto dove le scelte che hai difronte non consentono scappatoie.
Via Curtatone era finita in un cul de sac. Con un evidente problema di sicurezza per chi ci viveva ma anche per la collettività. In tempi di terrorismo jihadista un edificio nel cuore della città, che ospita cinquecento persone, diventa un rischio.
Il proprietario dell'immobile aveva chiesto alla magistratura di poter rientrare in possesso del suo edificio. Non è il primo che ottiene "giustizia" nella capitale. Gli sgomberi si sono ripetuti negli ultimi mesi. Anche se i diversi centri sociali, Comitati di lotta per la casa hanno cercato di strumentalizzare la disperazione.
Come è accaduto anche per via Curtatone
Quando la magistratura ha esaminato la pratica, il proprietario dell'edificio ha ottenuto un provvedimento di sgombero immediato per rientrare in possesso del suo bene. Non è che nessuno lo sapesse. Anzi. Comune e Regione erano informati. Da tempo era in corso un tavolo per trovare una possibile mediazione. E il proprietario, il comune e la Regione avevano trovato l'intesa che ognuno avrebbe messo a disposizione alloggi e alla fine nessun rifugiato sarebbe rimasto senza casa.
Il problema dunque sembrava risolto. Il prefetto aveva convocato riunioni specifiche del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza e il giorno dello sgombero, lunedì scorso, era stata allestita una Sala operativa presso l'Ufficio Stranieri della Questura, dove gli occupanti dell'edificio sono stati portati per l'identificazione. Ed effettivamente sono risultati tutti rifugiati, addirittura tra loro c'era anche chi lavorava regolarmente.
Ed è a questo punto che lo Stato ha subito la sua Caporetto. I rifugiati sono stati strumentalizzati dai comitati di lotta per la casa che li hanno convinti a rifiutare le sistemazioni alternative.
Qualcuno ha messo in campo i mediatori culturali per informare correttamente i rifugiati delle varie opportunità che erano state offerte?
Il prefetto e il questore hanno valutato i rischi che la situazione del muro contro muro avrebbe determinato? Non sarebbe stato meglio prendere altro tempo e convincere gli occupanti che accettare gli alloggi alternativi sarebbe stato conveniente?
In queste ore tra gli indignati per le scene di violenza in piazza Indipendenza c'è chi sta strumentalizzando la "vertenza" mettendo in discussione la vocazione democratica del governo. Come se i diritti umani fossero stati cancellati e prevalesse la politica del manganello e delle manette per gli immigrati.
Drammatizzare la situazione, strumentalizzandola, non aiuta i rifugiati di piazza Indipendenza. Li espone ancora di più. Forse è il tempo che la politica torni a fare il suo mestiere. E che il prefetto, il ministero dell'Interno, palazzo Chigi trovino una soluzione per i rifugiati eritrei. E sarebbe il caso che qualcuno chiedesse scusa per quelle scene che avremmo tutti preferito non vedere.
25 agosto 2017
COMMENTO:
Sindacato SOU - Affiliato al PdP
scelta criminosa
GUERRIGLIA URBANA, ANZICHE' DISOBBEDIENZA CIVILE
Premesso che quanto posto in essere da questi migranti ospiti (ben catechizzati da "non cittadini" nulla facenti, assolutamente non da qualificare con i classici vocaboli politici, ma con termini propri del "reo comune") è Guerriglia, e la Repubblica dovrebbe dotarsi di una specifica legislazione riguardo la "Guerriglia Urbana Comune " (da applicare soprattutto a quelle negative manifestazioni dentro e fuori gli stadi), con pene - ascritte nel reato comune - tra 10 - 20 di reclusione, senza sconti e lavoro obbligatorio per pagare vitto, alloggio, sanità e danni arrecati.
Perchè questi migranti non hanno posto in essere una resistenza NON VIOLENTA ovvero una DISOBBEDIENZA CIVILE? Lanciare bombole di gas dalle finestre è un comportamento abbastanza grave, che però l' Ideologia senza etica l'ha neutralizzato.
Per quanto riguarda il "dire" del funzionario della Polizia di Stato, che dire? Certamente un brutto dire, ma attenzione a non tirare troppo la corda verso questa Istituzione che non è carne da macello e non deve / non puo' essere asservita a una Ideologia Politica eversiva / delirante / morbosa.
Infine riguardo il pensiero della stragrande maggioranza del Popolo sovrano (che è superiore alla presidente della Camera, titolare di Funzione), lo conosciamo e i post a piè di questo articolo di Tiscali, lo confermano
25.08.2017